L’impatto della Tecnologia nella Guerra Russia-Ucraina

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L’impatto della Tecnologia nella Guerra Russia-Ucraina

Come impatta la tecnologia nella guerra tra Russia e Ucraina.

Introduzione

Era il 1983 quando uscì “WarGames – Giochi di Guerra” – pellicola per ragazzi firmata da John Badham con Matthew Broderick.
Va nominata perché è lì, in un angolo fuori concorso del Festival di Cannes, che si collocano le origini della prima legge statunitense contro l’hacking approvata dal Congresso nel 1986.
Un film zeppo di vicende inverosimili – non a caso annoverato sotto il cappello “fantascienza” – che nondimeno riuscirono a impressionare gli spettatori. Uno su tutti: Ronald Reagan, che solo tre mesi prima aveva chiesto agli scienziati di inventare un’arma in grado di polverizzare i missili sovietici.

Visto il film, il presidente repubblicano si chiese però se qualcosa del genere potesse realmente accadere: “Davvero qualcuno può accedere illegalmente ai nostri sistemi informatici?”. Ebbene sì, sentenziò il generale Vessey Jr. dopo attenta indagine.

Da lì in avanti, ciò che sembrava fantascienza iniziò via via ad assumere i contorni della realtà, probabilmente mai sperimentati fino in fondo come dall’alba del 21 febbraio, inizio del conflitto tra Russia e Ucraina. Una guerra che a più riprese è stata rinominata dai media come cyberwar in ragione (soprattutto) di alcuni episodi precisi e, probabilmente, più eclatanti di altri.

Kaspersky, antivirus o cavallo di Trojan?

Tra le prime sirene digitali a suonare in Italia c’è quella di Kaspersky, antivirus di matrice russa. A preoccupare il fatto che oltre 2.200 enti pubblici italiani lo utilizzino, con il rischio che il sistema possa diventare una porta di accesso già sfondata verso i sistemi di sicurezza della nostra Pubblica Amministrazione.

La conseguenza è stata il Decreto Ucraina, di cui l’estrema sintesi è l’eliminazione di Kaspersky dagli enti pubblici.
Una decisione legata ai timori nei confronti del software da un lato e, dall’altro, all’intenzione di bloccare aggiornamenti da parte della software house di casa nella Federazione Russa.

Intanto anche il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria; obiettivo: comprendere possibili rischi in tema di trattamento dei dati personali legati all’utilizzo dell’antivirus.

Musk-Putin a singolar tenzone

Il patron di Tesla e SpaceX – dal suo avamposto social preferito, Twitter – ha lanciato un curioso messaggio in cirillico in cui ha sfidato il Presidente Vladimir Putin a duello e non ha mancato di ricordare la posta in gioco: l’Ucraina.
Non è tutto. Elon Musk ha messo a disposizione dell’Ucraina i satelliti del suo sistema Starlink.

Se all’inizio la volontà era garantire l’accesso a Internet (è possibile grazie a una visionaria galassia di satelliti miniaturizzati) anche durante il conflitto, secondo il Telegraph gli obiettivi si sarebbero tramutati (o forse sarebbero stati dall’inizio) ben altri, ossia guidare droni per bombardare i mezzi degli aggressori. I droni supportano il sistema Delta a cui si può accedere attraverso normalissimi pc portatili dotati di software di “situational awareness”, in grado cioè di basarsi sulle immagini catturate da droni, satelliti, sensori e Intelligence per riprodurre una mappa interattiva del territorio con tanto di bersagli sensibili.

Del resto Musk ha giocato a carte scoperte dall’inizio e non ha mancato di accogliere l’appello del Ministero ucraino per la Trasformazione Digitale Mykhailo Fedorov.

Animali (Meta)sociali?

Addio a stories e reel con lacrime e cuoricini. Così le influencer russe hanno accolto la decisione di vietare Facebook e Instagram nel Paese per coinvolgimento in “attività estremistiche”. Tutto inizia venerdì 11 marzo. Reuters rivela al mondo che il colosso di Mark Zuckerberg ha transitoriamente modificato le regole sull’incitamento all’odio consentendo agli utenti del social di pubblicare messaggi violenti nei confronti della Russia contestualizzati nel panorama del conflitto contro l’Ucraina.
A rivelarlo un portavoce di Meta: “In conseguenza all’invasione russa dell’Ucraina – ha detto – abbiamo autorizzato temporaneamente forme di espressione normalmente vietate dalle nostre regole”. Le conseguenze non si sono fatte attendere. L’ambasciata di Mosca negli Usa ha sollecitato alle Autorità lo stop immediato delle attività estremiste e l’apertura di un’inchiesta nei confronti dei responsabili. 

A tutto ciò si aggiungono gli atti più o meno dimostrativi di Anonymous, l’annuncio di Google di bloccare i canali YouTube europei appartenenti a società russe collegate alla rete televisiva RT e all’agenzia di stampa Sputnik, già bandite dall’Unione Europea per l’utilizzo di media statali a scopo di propaganda e disinformazione e oscurate anche da TikTok.

È evidente che la tecnologia stia giocando un ruolo fondamentale nella guerra tra Russia e Ucraina, Paesi che non mancano di piegare la tecnologia a loro vantaggio: ove l’Ucraina ha utilizzato i canali social per chiedere l’aiuto del mondo, la Russia spinge per la rimozione dei contenuti “sfavorevoli”.
Il conflitto sta tracciando i contorni di una vicenda geopolitica che, senza precedenti, risulta determinante per le Big Tech che hanno, almeno parzialmente, apparecchiato le loro piattaforme a guisa di campi di battaglia su cui si combatte un’informazione parallela.

Leggi l’articolo su “Quale Impresa”, la rivista nazionale dei Giovani Imprenditori

Quale Impresa, la rivista di Confindustria