Energia e Digitalizzazione: i Costi Nascosti e le Opportunità in Arrivo dal Mondo delle Crypto

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Energia e Digitalizzazione - i Costi Nascosti e le Opportunità in Arrivo dal Mondo delle Crypto I costi nascosti e le opportunità in arrivo dal mondo delle Crypto.

Energia e Digitalizzazione

L’aumento della spesa per le bollette cresce. In assenza di rimedi concreti, assistiamo su diversi piani a chiamate alla consapevolezza: da un lato a livello personale, con stratagemmi di buon senso che tutti conosciamo, dall’altro con le ipotesi governative che vanno dalla diminuzione delle temperature per riscaldare l’inverno alle chiusure anticipate per attività commerciali e locali. 

Quello che talvolta è difficile calcolare è ciò che impatta sul Pianeta ma non si traduce direttamente in un rincaro della bolletta. Con ordine. Una delle conclusioni più frequenti che si traggono di questi tempi è che la tecnologia, e in particolare la digitalizzazione, sia garanzia di sostenibilità. Se ciò a volte è vero, è altrettanto vero che in altri casi non è così. È innegabile che le tecnologie digitali ci offrano opportunità, opportunità che tuttavia fanno affidamento su infrastrutture molto complesse, che spesso nemmeno conosciamo, e che necessitano di quantitativi di energia (con conseguente produzione di Co2) enormi per funzionare a dovere: pensiamo alla stessa rete Internet, ai Data Center, al Cloud… Solo una manciata di servizi che incidono in modo importante sul consumo di energia e che, lo vediamo nella nostra esperienza quotidiana, sono ormai irrinunciabili come l’utilizzo di un’app, l’invio di una mail o il collegamento ai social.

Qualche dato per capire meglio: l’inquinamento generato dalle attività connesse alla digitalizzazione è superiore a quello attribuibile al Giappone, alla Russia o all’Italia. Se la rete fosse uno Stato, sarebbe il quarto in una classifica negativa per tasso di inquinamento mondiale dietro a Cina, USA e India. Numeri da capogiro? Ebbene sì, e viste la miniaturizzazione progressiva dei dispositivi e la capillarità delle attività digitali, non è semplice calcolare con precisione il consumo energetico legato all’invio di una mail, a una transazione bancaria online o a una videocall. Se per conoscere il consumo di un elettrodomestico qualsiasi (non connesso alla rete) è sufficiente moltiplicare la sua potenza per la durata del suo utilizzo, la questione si infittisce quando si tratta di ottenere una stima del consumo generale dei dispositivi collegati a Internet. Giusto per citare qualche caso: guardare un video in HD per 10 minuti ha lo stesso impatto energetico del funzionamento di un forno elettrico a pieno regime per 3 minuti filati, mentre quattro ore di streaming (fruibili serenamente in un giorno o meno, nell’epoca dei Netflix e degli Amazon Prime Video e della bulimia da serie TV) riescono a pareggiare il consumo settimanale di un frigorifero. 

L’altro lato della medaglia consiste nei miglioramenti continui apportati all’efficienza energetica, impresa titanica considerando che la distribuzione di dispositivi e lo scambio di dati e traffico sono in costante aumento. L’altro lato della medaglia consiste nei miglioramenti continui apportati all’efficienza energetica, impresa titanica considerando che la distribuzione di dispositivi e lo scambio di dati e traffico sono in costante aumento. Anche in questo caso, le soluzioni sono da un lato demandate alla sensibilità personale – con l’adozione di pratiche di “sobrietà digitale” che limitino il nostro ricorso, a volte quasi compulsivo, alla tecnologia – e dall’altro all’evoluzione della tecnologia stessa in chiave più sostenibile.

 Che già esiste, intendiamoci. Un esempio di attualità: la Proof of Stake, accolta – da molti – come il viatico per una nuova era della sostenibilità ambientale per le blockchain. La Proof of Work – l’algoritmo di consenso su cui si basa la blockchain sin dalla sua nascita – potrebbe essere al tramonto a favore della Proof of Stake, che prevede l’investimento di capitale finanziario in luogo del consumo energetico. La soluzione al consumo di energia nel mining ha più di un risvolto. La sostenibilità, certo, ma pure il favore degli investitori: laddove Bitcoin continua imperterrito ad avvalersi della Proof of Work, infatti, Ethereum è già del team Proof of Stake. E la “tifoseria” si divide in due, tra chi preferisce la stabilità di Bitcoin e chi strizza l’occhio all’evoluzione e all’innovazione rappresentate da Ethereum. 

Staremo a vedere. Con i dispositivi possibilmente silenziati: la questione energetica riguarda tutti noi e continuerà a interessarci per molti decenni ancora.

 

Leggi l’articolo su “Quale Impresa”, la rivista nazionale dei Giovani Imprenditori

Quale Impresa, la rivista di Confindustria