Sostenibilità e Digitale: Come Conciliare due Facce della Stessa Medaglia

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Il percorso verso il successo delle aziende nei prossimi anni è segnato e risiede nell’unione intelligente tra sostenibilità e digitalizzazione. Non a caso, negli ultimi anni sono fioriti i programmi nazionali e internazionali votati a mettere in relazione sviluppo economico e crescita sostenibile, da considerare come due poli. Opposti? Probabilmente sì, dato che sono destinati a convergere e ad aumentare l’uno l’efficienza dell’altro.

Non è un caso, ancora, che la classifica 2021 “Leader della Crescita” de “Il Sole 24 Ore” abbia sottolineato come le realtà con le curve di crescita più marcate siano quelle che hanno puntato su un’impostazione aziendale capace di coniugare sostenibilità e digitalizzazione.

Come conciliare sostenibilità e digitale

Fra i programmi sovranazionali, merita una menzione l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che mette nero su bianco 17 Goal per lo Sviluppo sostenibile. Obiettivi nei quali la digitalizzazione può avere qualcosa o molto da dire. Se ne trova traccia anche nella Strategia per il Decennio Digitale Europeo.
Ancora una volta, sostenibile da un lato e digitale dall’altro. Parallelamente, la Commissione Europea ha adottato il primo Piano Strategico di Horizon Europe del valore di quasi 100 miliardi, 95,5 per essere esatti.

Il programma per il Decennio Digitale Europeo si dirama su quattro punti chiave: competenze, infrastrutture, business e servizi pubblici. Punti cardine che richiamano il poker di orientamenti strategici definito per gli investimenti previsti da Horizon Europe, programma che accenna a una strategia aperta nello sviluppo di tecnologie, al ripristino degli ecosistemi e biodiversità, alla spinta verso un’economia circolare climaticamente neutra e sostenibile grazie alle tecnologie digitali e alla creazione di una società europea più resiliente, inclusiva e democratica.

In attesa della Dichiarazione UE sui Principi Digitali (prevista per la fine di quest’anno), merita una menzione l’idea alla base del Decennio Digitale Europeo. Si tratta anzitutto di una novità di primo piano, anche per i Paesi membri, che sono chiamati a implementare i loro piani nazionali di ripresa e resilienza con una destinazione al digitale del 20% (almeno) della spesa totale.

In linea con le previsioni che anticipano come entro il 2025 le professioni digitali raddoppieranno, il documento europeo pone come obiettivo che almeno l’80% delle persone fra i 16 e i 74 anni debba avere competenze digitali di base. Niente di nuovo, in questo caso: ne avevamo già sentito parlare nel Piano d’Azione per l’Istruzione Digitale 2021-2027 e in altri documenti programmatici.

A queste persone con competenze di base, se ne dovranno aggiungere 20 milioni con competenze specialistiche in ICT, suddivise in numero equo fra uomini e donne. Quanto alle infrastrutture, il traguardo fissato per il 2030 è che tutte le abitazioni siano raggiunte da una rete Gigabit, mente per le aree abitate si stabilisce una copertura del 5G. Ancora: la produzione sostenibile di semiconduttori e processori dovrà essere di origine europea per almeno il 20% della produzione mondiale.

Arriviamo ora al business.

Al centro del mondo economico l’UE pone 5G, IoT, edge computing, robotica, realtà aumentata e Intelligenza Artificiale. Si procede dunque con passo deciso verso un’economia dei dati che sia in grado di proporre nuovi prodotti attraverso nuovi processi di produzione e con innovativi modelli di business basati sulla condivisione equa dei dati. È la stessa Commissione Europea ad assegnare alle PMI un ruolo centrale in questa transizione perché considerate una fonte primaria di innovazione economica.

“Come faranno le PMI a sostenere il peso di una rivoluzione di questa portata?”. È ancora la Commissione a rispondere: l’idea è di istituire in tutto il territorio UE 200 hub e cluster industriali per l’innovazione digitale a servizio delle PMI. Tutto questo per arrivare al 2030 con i compiti fatti: utilizzo di sistemi in cloud, Intelligenza Artificiale e Big Data per il 75% delle PMI e almeno un livello base d’intensità digitale per più del 90% delle PMI.

Il piano comprende – e come non avrebbe potuto – anche un capitolo dedicato ai servizi pubblici, che dovranno esser pienamente accessibili online a tutti entro il 2030, anche attraverso l’utilizzo di Intelligenza Artificiale e realtà virtuale. Applicazioni che andranno a servizio di telemedicina, identità digitale e sistemi di giustizia.

Leggi l’articolo su “Quale Impresa”, la rivista nazionale dei Giovani Imprenditori

Conclusioni

Nella pratica, dunque, in cosa consiste la digitalizzazione per le PMI? E come può combinarsi con la sostenibilità? Sappiamo che la digitalizzazione può facilitare i processi di acquisizione e analisi dei dati, fondamentali per sostenere la crescita delle aziende. È un valido supporto nel monitoraggio delle macchine, con la manutenzione predittiva e l’abbattimento del fermo macchina. Agevola inoltre la comunicazione, sia interna che esterna.

Ora ci è richiesto uno sforzo in più: lavorare con un mindset digitale e al contempo orientato alla sostenibilità. Dobbiamo quindi, in termini generali, ridurre l’impatto ambientale grazie a un’innovazione equa ed etica. E qui arriviamo agli obiettivi dell’Agenda 2030: tutelare il benessere umano e del pianeta.

Anche a livello nazionale le direttrici sono sostanzialmente le medesime. Basti pensare al Piano di Transizione 4.0 che accentua l’importanza degli investimenti green: si parla proprio di investimenti in innovazione tecnologica necessari alla realizzazione di prodotti e processi nuovi per la transizione ecologica e digitale.

Forse qui, più che altrove, si comprende come innovazione e sostenibilità siano due elementi inscindibili, due facce della stessa medaglia: al punto in cui siamo, non ci può essere innovazione senza sostenibilità. E viceversa.